Editoriale a cura di Nicola Paoli: La Legge di Rossi

La legge sulla Sanità in Trentino, che Ugo Rossi si accinge a varare dopo il passaggio in Giunta, potrebbe essere intesa che “Tutto ciò che chi comanda , dopo aver deliberato, fa mettere per iscritto”, come disse un giorno Pericle; e come già in passato Rossi tentò di fare con una delibera, che dava torto al Contratto dei Medici di Medicina Generale, senza riuscirci per la strenua difesa di coloro che, quella delibera, fecero ritrattare come antisindacale.
Ma la Legge intesa come la regola formale che determina i nostri comportamenti è lontana, anche in questo ultimo caso, dall’esaurire quel complesso di normative e consuetudini e doveri che la lunga tradizione di chi l’ha preceduto aveva chiamato diritto.
Non solo. All’interno di questa Legge viene inserito un articolo, quello che obbligherà i medici a scrivere con il PC il 100% di ricette, che io stesso ho definito, durante la mia audizione in Commissione sanità, anticostituzionale. Rossi mi ha risposto in maniera canzonatoria che la faremo allora quando il Trentino sarà uno Stato indipendente. La costituzione va intesa, invece, non come fino ad oggi l’ha intesa Rossi, ma in senso culturale, come luogo di partecipazione e rielaborazione di quell’insieme di valori e sensibilità collettive che costituiscono la razionalità e l’emotività della convivenza civile. Una Legge che non scaturisce dalla dialettica sociale, in rapporto da un lato con il passato e dall’altra con il futuro della visione della sanità in Trentino, e che è senza una linea capace di collegare passato e futuro, non può considerarsi una buona Legge, racchiusa oggi nei confini dialettici di pochi singoli partiti, ma deve essere aperta alla richiesta che arriva anche dalle parti sociali e dalla cittadinanza tutta, un mondo sempre più unito dalle stesse paure e speranze dei suoi dirigenti politici trentini.
Io non dimentico che non posso guardare me stesso perché il mio ruolo è quello di guardare nello specchio la mia come le altre realtà. Ma questa Legge fa a pugni con quelle che l’hanno preceduta in una materia che, visti gli ultimi chiari di luna, dovrà durare almeno altri diciotto anni.
Vanno però avvertiti i cittadini trentini che se, come sembra oramai prossimo, l’articolo sulla ricettazione passerà, da domani non potranno più attendere a domicilio il medico di base per una ricetta o un certificato INPS, che faceva di questo baluardo l’ultima sua risorsa di unicità, ma dovranno sempre, malati o sani, recarsi personalmente nei loro ambulatori forniti di PC. E a domicilio ci andrà l’infermiere del territorio, il farmacista, il palliativista, l’assistente sociale ed il postino. In questa Legge c’è scritto pure questo.

Dr. Nicola Paoli